E’ solo coccio pesto
e un lungo strofinio
- lento e tenace
della mia pelle sulla tua -
ruvida quanto basta
a scatenare scintille
prive di elettroni.
Le fibre lacere
s’aprono finalmente
su metastasi di vetro fuso
mostrando nudità
nascoste a malapena
da radici trasparenti.
Non c’è ragione
per la menzogna taciuta
nel silenzio grave come pietra:
vorrei fosse una colpa
- invece è dolo-
lasciare che il desiderio
salga impettito sul patibolo
- senza guardarsi intorno -
a offrirsi al cappio della noia.
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