Eccole le sue mani.
Sono quei raggi che scaldano
nei giorni di pioggia insistente,
quando si riempiono i fiumi
e gli argini non possono più niente.
Quando le lacrime seccano in gola
e manca l’aria all’ugola
per un sospiro o un flebile lamento.
*
Dei suoi piedi invece
restano fogli di carta pergamena
e le impronte confuse in fiumi di parole
del troppo presagire e predicare.
Troppa la furia
di testimoni poco accorti,
di interpreti saccenti,
falsi profeti e ipocriti bugiardi!
*
Eccolo il suo ombelico.
Lo sento risuonare come un’eco
nell’universo vuoto che non vedo.
E’ una voragine magnetica
aperta tra le pieghe dell’assenza
che attira a sé con forza primordiale
i feti snaturati del suo parto sterile.
*
Sono i fratelli rimasti orfani
prima ancora di conoscere i padri,
nati nel pianto di una sirena
o nel sibilo di una molotov.
Sono anche quelli che uccidono le madri,
sorelle, figlie, moglie e amanti
e battono il petto con veemenza
per una colpa senza pentimento.
*
Tra il bene e il male
non si distingue differenza:
son tutti figli suoi, demoni e santi,
davanti a lui son tutti uguali,
li ha abbandonati in una culla,
- vuota e senza luce -
incubatrice senza ossigeno
Infinitamente bella, grazie!
RispondiEliminaCiao Maura è un piacere rileggerti ;)
Un abbraccio.
Namastè
Che bello che sia passata da qui! Grazie e a presto :)
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